Quando tre anni fa una città intera gioiva per la vittoria alle elezioni di Giancarlo Giudicianni, tutti avevamo sognato e sperato nella rinascita della nostra S. Maria; lui rappresentava il nuovo, lui avrebbe dovuto amministrare in discontinuità, spettava a lui l’onore e l’onere di risollevare le sorti dell’industria e del commercio, era stato lui, in campagna elettorale, ad aver conquistato i cuori dei tanti disoccupati annunciando nuove occasioni di lavoro, sempre lui aveva preso l’impegno solenne utilizzando parole d’effetto come ospedale, cittadella giudiziaria ... La vera identità di questo personaggio semisconosciuto, accolto dai cittadini con la stessa fiducia che si dà al Messia venuto a salvarci, si è mostrata subito, e oggi più che mai è sotto gli occhi di tutti. Gli avevamo dato fiducia ponendo nelle sue mani il nostro futuro, ma ha preferito seguire Lucignolo nel paese dei balocchi, e proprio come Pinocchio ad ogni promessa dovuta e non mantenuta il suo naso è cresciuto sempre di più, fino a coprirgli completamente la visuale e a non permettergli più di guardare oltre gli affari. Ha sulle spalle tre lunghi anni di sprechi, si è dovuto abbassare all’infimo livello dei ribaltoni e dei cambi di casacca pur di non dover abbandonare la redditizia fascia tricolore, e invece di affidare i soldi dei cittadini a commercialisti con gli attributi e con curricula di rispetto, li ha lasciati in balia del gatto e della volpe che li hanno utilizzati per il loro personale campo dei Miracoli.
Dobbiamo avere pazienza, ancora per 92 settimane dobbiamo assistere a questo teatrino dell’assurdo, e passeranno presto come sono volati via questi bui tre anni. Noi nel frattempo continueremo a maledire il giorno in cui lo abbiamo votato e gli abbiamo permesso di chiudere le porte in faccia ai bisognosi e di accogliere nel suo ufficio blindato solo affaristi e palazzinari. Terremo però ben conservato il suo santino in modo da ricordare per sempre la faccia di colui che si porterà sulla coscienza i danni prodotti al territorio, le occasioni sprecate per il rilancio e le opportunità sciupate di risollevare l’economia.
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