"Quante voci polemiche sono pronte a levarsi ,oggi, contro l’elezione diretta dei Sindaci, dimenticando che essa fu, a suo tempo, introdotta da un Referendum che ci portò a scegliere tra il sistema elettorale proporzionale vigente e quello maggioritario, salutato come il “nuovo” , la riforma per eccellenza. Chi, al tempo, contrastò l’americanismo imperante della “legge truffa” fu definito tout court un “dinosauro”. Si ritenne, cioè, che il tanto agognato arricchimento democratico e l’eliminazione del regime dei partiti potesse essere attuato con plebisciti. L’effetto, però, facilmente prevedibile, è stato l’elezione di Sindaci generati da estemporanee aggregazione di voti e destinati a non avere nessuna continuità di rapporto con la base che li elegge, la quale, a sua volta, non è dotata di nessuna forma di comunica¬zione interna; nessuna struttura. In questo modo il Sindaco, si trasforma in un autocrate con¬trollato dai gruppi di pressione più forti. E’ il trionfo della personalizzazione.
Se qualcuno, però, in questo momento domandasse a me , proporzionalista convinto, se era meglio il sistema elettorale precedente , gli risponderei di no. La clientela politica, che era il fenomeno contro cui si era costruita, dopo la caduta del fascismo, la democrazia fondata sui partiti, ritornò , con il passare degli anni, in forme più vistose in quanto fu il partito stesso che consentì di mascherarla sotto l'aspetto della militanza. I danni provocati dalla partitocrazia sono stati , per tanto tempo, sotto gli occhi di tutti e da tutti additati con disprezzo. Si creò una doppia struttura di potere: la struttura istituzionale e quella parallela costituita dai partiti che si proposero come alternativa alle istituzioni.
E’ inutile far finta di dimenticare che la clientela è forte ( in tutte le salse elettorali) soprattutto nelle Istituzioni locali: è lì che il nesso tra il consigliere,1'assessore e il suo gruppo elettorale si fa sentire con più forza, è lì che si sperimenta l’accorpamento temporaneo e instabile di clientele diverse che permette l'annodarsi e lo snodarsi delle maggioranze, tanto più facilmente se si tratta di maggioranze gover¬nate da un solo partito o, in alternativa, da un autocrate, perché in tal caso le clientele sono ancora più sicure di poter condurre senza rischi i propri affari.
Allora il problema non sono le riforme elettorali / istituzionali.
E’ ormai da molto tempo che l’ oggetto della politica si è ridotto alla descrizione della città ideale, retta da un insieme di leggi, fondate sull'uso corretto della ragione e del territorio ( Platone già ne auspicava l’avvento nel 370 a. C. circa). Gli amministrati ( a partire dalla democrazia ateniese) si trovano, quindi, a dibattersi tra due fuochi: da una parte il governance che non manca, ogni giorno, di propinarci la lista della spesa delle cose realizzate, dall’altra l’opposizione sempre pronta ad indicare ciò che si poteva fare e, al contrario, non è stato concretizzato.
L'idea dominante in entrambi gli schieramenti ( che si legittimano a vicenda come la figura reale e quella riflessa in uno specchio) è che la virtù democratica per eccellenza risieda nella decisione e non, come dovrebbe essere , nell'esercizio della libertà da parte dei dominati che, pertanto, assumono la funzione di “parco buoi” interpellati solo in prossimità di scadenze elettorali e successivamente allontanati con fastidio da ogni processo decisionale.
“La democrazia- (diceva Fuocault)- non esiste solo in base al diritto di nascita, o di censo, dei cittadini, ma in nome del coraggio ( e aggiungerei dell’opportunità) dei singoli di dire ciò che pensano sulla cosa pubblica. Questo coraggio è l’unica garanzia per mantenere l'uguaglianza tra i cittadini.”
Domandiamoci quanti dei nostri rappresentanti Istituzionali a livello Comunale, che ora vorrebbero addirittura proporre , partendo dalle città , una nuova riforma contro l’elezione diretta dei Sindaci si sono ,poi, battuti nei Comuni per obiettivi più alla loro portata come le delibere di iniziativa popolare proposte da libere associazioni di cittadini. Quanti Consiglieri Comunali si sono accorti che l’Istituto Referendario previsto illo tempore dagli Statuti delle città giace tuttora senza un Regolamento d’attuazione e, pertanto, senza ali con cui volare?
Se una decisione esiste, essa è quella di chi dice la verità al potere e non si sottrae ai rischi che questo comporta, manifesta la sua singolare esteriorità rispetto alla politica, l’ irriducibile posizione critica di un uomo, o di una donna, rispetto al governo dello Stato. Dovrebbe essere questo l’obiettivo di ogni democrazia , contribuire a far crescere questo coraggio che si esprime nell'atto con il quale il singolo (e non più soltanto il «politico»-“il professionista rinomato”- “lo studioso” ecc. ) prende posizione rispetto alla propria comunità con lo scopo non di governare meglio , ma di trasformare la maniera di vivere sua e dei soggetti che gli sono intorno".
Gerardo D'Amore
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