Non c’è che dire, sono stato un facile profeta, non si può mischiare il sacro con il profano e non c’è niente che può essere più profanante di un mercante nel tempio.
Ma torniamo alla cronaca. Nel nostro immaginario, entrare nella Chiesa significa essere accolti dal suono dell’organo piuttosto che dal coro, oppure dalla carezzevole melodia dei violini che suonano Schubert, ma per Giudicianni non è stato cosi, appena ha messo piede in Chiesa l’aria è stata lacerata da un suono stridulo e prolungato che approfittando dell’”effetto cattedrale” è rimasto sospeso nel Duomo per molto più di un istante. La gente sorpresa ha trattenuto il respiro. Poi ha compreso. Un pernacchio? Sì proprio un pernacchio! Un verso volgare e improponibile per la casa del Signore che non otterrà una facile remissione nel confessionale di Don Antonio Pagano, ma che ci da la misura dei sentimenti popolari e che ci riporta a quel episodio bellissimo partorito dalla penna di Giuseppe Marotta (L’oro di Napoli) da cui è stato tratto un film. L’episodio interpretato dal Maestro dei Maestri Eduardo De Filippo, descrive la teorizzazione della rivolta non violenta della povera gente, che abitava nei bassi, contro l’arroganza del potere e la spocchia dei potenti rappresentata dal plurititolato Don Alfonso Maria ecc.ecc.
Don’Ersilio Miccio ( il personaggio interpretato da Eduardo) dopo aver tenuto un mini corso formativo sul modo di ottenerlo, ne spiegò la percezione popolare, vale a dire come gli astanti interpretano lo status di chi è fatt’oggetto di una simile attenzione. Se volete saperne di più(e vi conviene) andate a rileggervi Marotta oppure a rivedervi il film.
Buon Ferragosto!
MONSIGNOR PERRELLI
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