Ho letto con attenzione il libro del Prof. Francesco FORTE “L’ideazione urbanistica, architettura e città, un programma ed un progetto, S. Maria C. V. nella Regione Campania”.
Il Prof. Forte ha altresì chiarito che nel PRG adottato dal Comune di S. Maria C.V.negli anni “80 con delib. Consiliare 443 (tutt’oggi vigente) e definitivamente approvato il 22.10.83, era stata regolarmente considerata la obbligatoria destinazione a spazi pubblici, calibrati con le modalità sancite dal DM 1444/68, ribadite nella L.R. campana, per cui erano state previste zone di tipo F, cioè spazi pubblici destinati ad attrezzature d’interesse generale o integranti gli usi residenziali, articolate in sub zone.
Il Prof. Forte nel suo libro ha chiarito, inoltre, quella che è la specifica normativa urbanistica inerente le zone F, ovvero: nella città di S. Maria C. V. una volta decaduto il vincolo a destinazione pubblica del suolo (come in effetti è già accaduto), le zone F non hanno più la destinazione assunta attraverso il PRG, ma devono uniformarsi al disposto della L.R. n.17 del 20.03.1982, per cui se dette zone rientrano nel perimetro del centro abitato, su di esse “ E’ VIETATA OGNI EDIFICAZIONE” mentre se esterne al centro abitato dovevano essere considerate alla stregua di ZONE AGRICOLE.
E’ inutile quindi argomentare sulla differenza tra vincolo urbanistico di localizzazione di opere pubbliche e su quella di vincolo di destinazione a carattere conformativo della proprietà privata o, comunque, richiamarsi a sentenze ben diverse dalla realtà sammaritana. Fino alla noia, viene da chiedersi: “nella città di S. Maria C. V. perché hanno consentito di costruire sui terreni destinati a zone F, per quale motivo ed a vantaggio di chi?”
Perché chi ha sbagliato, con dolo o senza, come pure chi ne ha beneficiato non deve pagare gli ingenti danni alla collettività alla quale sono stati sottratti per sempre questi importantissimi spazi ?
Questa materia è intimamente legata a quella delle convenzioni urbanistiche, altra questione che si tende sempre ad affossare e che ha creato gravissimi danni all’assetto urbanistico ed agli interessi economici della città; si è arrivato a costruire su terreni che, invece, dovevano essere acquisiti al patrimonio pubblico perché, secondo il D.M. 1444/68 erano standards urbanistici da consegnare alla collettività e non era possibile costruirvi.
E’ giunta l’ora di fare chiarezza su tutto quanto è accaduto in città.
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