prova


Non lasciare mai, che il successo ti nasconda la sua vacuità, un' impresa la sua vanità, la fatica la sua desolazione. Mantieni vivo dentro di te l' incentivo ad andare ancora più avanti, quell' inquietudine dell' anima che ci spinge al di là di noi stessi. Non guardare indietro, e non accarezzare sogni per il futuro. Ciò non verrebbe nè a restituirti il passato nè a soddisfare gli altri tuoi sogni ad occhi aperti. Il tuo dovere, la tua ricompensa, il tuo destino sono qui ora.
(Dag Hammaarskjold, Markings)
Dobbiamo accettare le delusioni che sono limitate, ma non dobbiamo mai perdere l'infinita speranza.
(Martin Luther King)
Noi non dimentichiamo e non demordiamo.
Quanno 'a furmicola vò murì, mètte è scèlle. Si dice di chi, raggiunta la ricchezza, perde ogni senso della misura e finisce per far cose illogiche e per danneggiare se stesso.
Quanno ò perucchio saglie in gloria perde à scienza e à memoria. Il villano che sale nella scala sociale dimentica subito la sua origine e coloro che lo hanno agevolato nella ascesa.

sabato 20 marzo 2010

la criminalità organizzata non è un entità patologica a sé stante : Intervento dell'arch. Di Patria dal blog di Mario Tudisco

L'architetto Alfredo Di Patria interviene, con questo suo scritto, nel dibattito inaugurato ieri dal giudice Lello Magi con un documento da me postato in precedenza. Sarei contentissimo se ci fossero altri interventi inerenti. ( Mario Tudisco)

"Non dovrebbe ormai esservi più alcuno tanto sprovveduto o tanto intellettualmente disonesto da negare la amara verità di fondo chiaramente esplicitata dal giudice Raffaello Maggi nel suo documento pubblicato sul blog (www.politicachepassioone.blogspot.com) del giornalista Mario Tudisco: la criminalità organizzata non è un entità patologica a sé stante, sviluppatasi mediante misteriosi meccanismi geneticamente autonomi in opposizione alle condizioni ambientali di un contesto sano e reattivo, bensì essa affonda profondamente le sue radici in quella parte malata di società civile affaristico-professionale, parassitaria, approfittatrice e priva di scrupoli, che si è costruita la propria rappresentanza a livello istituzionale in settori della classe politico-burocratica disponibili a svolgere la infame mediazione tra “economia legale” ed “economia illegale”.
Il blocco di potere sostanzialmente colluso con il “malaffare” ha consentito ad una criminalità endemica, cronicamente ammorbante questo nostro disgraziato meridione dove non è mai finito il feudalesimo medioevale, la possibilità di fare il salto di qualità nell’assurgere al ruolo di “camorra imprenditrice” .
Il passaggio più significativo dell’intera intervista è quello contenuto nel passo finale, con il quale Maggi conclude affermando che la vera arma efficace contro la camorra sta nella recisione delle sue radici e nell’isolamento al quale dovrebbero condannarla la migliore società civile, la imprenditoria sana ed una rinnovata politica, tenendola fuori dalla realizzazione dei “grandi progetti di sviluppo” che stanno per essere messi in campo alla scala regionale.
Probabilmente dipende dalla particolare ottica acquisita nello svolgimento della mia attività professionale se, con riferimento al suddetto appello, avverto la esigenza di completare il quadro dell’analisi tracciato da Maggi aggiungendo una riflessione proprio sullo stretto rapporto intercorrente tra “modello di sviluppo economico-territoriale” e patologia criminale in Terra di Lavoro.
Potrebbe sembrare infatti all’osservatore più superficiale che i “ grandi progetti” (cioè i grandi affari che si profilano alla scala regionale, ai quali Maggi fa preoccupato cenno) siano da considerarsi in sé, in termini neutrali rispetto alle dinamiche di sviluppo della patologia criminale: gli sprovveduti ne farebbero oggetto di astratte valutazioni di convenienza tecnico-economica e di “sostenibilità ambientale”.
Una certa parte degli “addetti ai lavori” in effetti, anche tra i politici senza dubbio più impegnati nella strenua lotta per l’affermazione della “Legalità”, ritiene che, liberati dagli appalti truccati, da forme di corruzione della pubblica amministrazione, da violenza e prevaricazione nel campo della concorrenza tra imprese, insomma dalla ingerenza della camorra, e restituiti al loro “legale” iter di progettazione/approvazione/attuazione, questi interventi di trasformazione del territorio possano (addirittura debbano) costituire i capisaldi del tanto atteso rilancio dello sviluppo socio economico di questa Regione e di questa Provincia.
Ritengo allora opportuno proporre in estrema sintesi una mia lettura critica del “modello di sviluppo” adottato all’epoca per l’industrializzazione del Casertano, onde sollecitare la riacquisizione della consapevolezza storica di come questo modello disastrosamente fallimentare abbia contribuito al degrado sociale-economico-ambientale ed abbia prodotto i guasti che alla fine tutti noi abbiamo sotto gli occhi, compreso l’imperare della camorra nelle nostre zone.
Ritengo infatti che oggi siamo al suo epilogo, che una classe dirigente politico-imprenditoriale assolutamente screditata vuole presentarci come l’alba di un nuovo giorno, mettendo in campo previsioni di iniziative funzionali ad una “normalizzazione” che vedrebbe ancora una volta perdenti una comunità ed un territorio.
Intanto tutti dovrebbero rammentarsi che l’industrializzazione del Casertano avviata negli anni ‘60/’70 non è stata prodotta dal risveglio e dall’impegno finanziario ed organizzativo di una imprenditoria locale, ma è stata puramente e semplicemente la colonizzazione del nostro territorio attuata da grandi aziende forestiere, nazionali ed estere, che sono venute a sfruttare un bacino di manodopera, gestendo un ciclo sostanzialmente chiuso di lay-out tecnologico, progetti, portafoglio-clienti, installazione di impianti industriali sofisticati, dal quale siamo stati esclusi: ciò che ha impedito il formarsi di un indotto locale tecnologicamente evoluto capace a sua volta di svilupparsi per suo conto.
Terra di Lavoro così, mentre perdeva un’opportunità storica di valorizzare le proprie vocazioni e tradizioni nel campo dell’agricoltura evoluta, dell’artigianato di qualità, e della ricerca scientifica, seguendo un diverso modello di sviluppo che certamente le sarebbe stato più appropriato, non vedeva porre neanche le basi per un serio sviluppo industriale: qui in quarant’anni non si è formata una vera classe imprenditoriale locale, e neanche una vera classe operaia politicamente e culturalmente consapevole.
La strategia di insediamento però prevedeva una ben precisa articolazione dei ruoli: in campo manifatturiero-industriale la direzione delle operazioni restava saldamente in mano ai grandi imprenditori forestieri; ai locali viceversa veniva lasciato l’enorme settore delle “costruzioni edilizie e delle infrastrutture minori, la partecipazione ai subappalti delle opere infrastrutturali maggiori, la fornitura di materiali ricavati dal saccheggio del territorio, cioè tutti i settori di intervento più rozzi delle attività industriali e dei servizi.
Dalla metà degli anni sessanta il motore industriale, e la politica di sostegno pubblico, mettendo in gioco capitali di intervento in opere pubbliche e reddito diffuso da salario, innescava sconvolgenti trasformazioni.
Sono seguiti quindi gli anni della crescita incontrollata dei centri abitati, della speculazione edilizia, della devastazione dei beni ambientali, ai cui profitti ha partecipato tutta la locale rendita terriera parassitaria e tutto il nostro professionismo tecnico più becero.
Ma sono stati pure gli anni nei quali la camorra ha conquistato posizioni dominanti prima nella esecuzione delle opere, facendo fuori spietatamente la concorrenza, e poi addirittura nel condizionamento determinante delle amministrazioni locali nelle scelte di pianificazione operate in fase di formazione degli strumenti urbanistici.
E così, com’era prevedibile, nel settore delle trasformazioni urbanistiche del territorio essa ha trovato il principale sbocco dei capitali che frattanto rastrellava con estorsioni, racket della prostituzione, spaccio di droga….
Una borghesia ignorante ed inconsapevole ha partecipato alla rapina del territorio ed alla dilapidazione di risorse naturalistiche facendosi cliente dei costruttori di “case per le vacanze” che hanno devastato il Litorale Domizio e le colline Tifatine.
Un forte consenso elettorale di base a più riprese ha sostenuto l’ascesa dei politici che hanno fatto le loro fortune gestendo o mediando queste devastanti trasformazioni.
Lo strapotere della camorra ha reso via via sempre più soffocante l’ambiente per la stessa grande impresa, assoggettata a ricatti di ogni tipo e pesanti interferenze finanche nelle assunzioni: anche questo è stato un motivo per il quale la “convenienza localizzativa” iniziale è via via venuta meno, spingendo, unitamente alle grandi trasformazioni degli scenari economici globali, alla progressiva dismissione dell’apparato produttivo.
Man mano che viene meno la grande impresa forestiera, in assenza di una vera imprenditoria industriale locale, a noi resta solo quell’altra parte dell’apparato produttivo: i servizi e l’edilizia, cioè quanto è quasi per intero controllato direttamente o indirettamente dalla criminalità organizzata.
Si aggrava di conseguenza la crisi economica che si aggiunge al degrado morale sociale ed ambientale.
Ad un certo punto allora la classe dirigente politica regionale e provinciale viene a trovarsi assediata da un lato da una “imprenditoria” locale che, a prescindere dalla sua collusione o dalla sua sudditanza alla camorra, non sa fare quasi altro che operare nel settore del mattone ed allestire “cantieri temporanei e mobili”, affiancata da una pletora di detentori di risparmio privato in cerca soltanto di occasioni di investimento speculativo, e dall’altra dal montare della protesta popolare alimentata da una disoccupazione dilagante e dal crollo dei livelli di reddito.
E tenta la quadratura del cerchio con il promuovere insediamenti di Centri Commerciali (che fanno saltare del tutto gli equilibri tra offerta di beni e capacità di spesa), Poli della Qualità (fallimentari), Piani di Insediamenti Produttivi (senza prospettive) Piani-Casa (demagogici ed irresponsabili) e quant’altro dovrebbe “rilanciare l’economia creando occupazione”, ma in effetti distrugge soltanto ulteriori risorse territoriali/ambientali, e favorisce l’impiego di capitali in investimenti senza utilità sociale e sostenibilità ambientale.
Con i Grand-project dei campi Territoriali Complessi del Piano Territoriale Regionale fa ancora di più: mette un altro tassello alla realizzazione di quell’area Metropolitana Napoletana (che sembra fermamente voluta dai politici di tutti gli schieramenti), nel cui ambito le comunità del Casertano perderebbero definitivamente la loro identità e la loro autonomia nella gestione delle risorse territoriali e nella disciplina delle trasformazioni urbanistiche, vedendo compromessa per loro ogni altra prospettiva di futuro alternativo.
In questo quadro programmatico, che fine faranno i nostri giovani laureati in cerca di occupazione nei settori della ricerca avanzata, che possibilità avremo di produrre merci di qualità da scambiare sui mercati della globalizzazione, come potremo preservare le aree dell’agricoltura che ci restano, o assicurare gli equilibri tra popolazioni insediate e risorse del territorio?
L’allarme che io mi sento di lanciare allora è questo: stiamo attenti che intorno alle grandi previsioni del Piano Territoriale Regionale si stanno già formando cordate di imprese, ovviamente “certificate anti mafia”.
A loro questo modello di sviluppo sta proprio bene. Se non cambierà il “modello di sviluppo” per i nostri territori, avremo soltanto la tragica beffa che “cambi tutto per non cambiare nulla”: forse non sarà più (o non si chiamerà più) camorra, ma per noi sarà la stessa cosa, anzi peggio e definitivamente".

*Alfredo Di Patria(archietto-urbanista)
Candidato al collegio 1 di S. Maria CV per la lista Speranza Provinciale

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Caino e Abele

Da Baudelaire "I fiori del male" la poesia "Caino e Abele"

Dioscuro...

Abbiamo parlato più volte dei "Fiori del Male" di Baudelaire, ma ci sono dei versi che hanno sempre attirato la mia attenzione, sono le razze di Caino e Abele.
Sono metafore delle tipologie di umanità che adottano rispettivamente modi di esistere opposti.
Chi vive nella religione e nella prosperità, appagato dall'appoggio della divinità e della sua coscienza, contro chi vive l'umanità nella sua essenza più carnale, asseconda i suoi istinti e ne è condannato. Contadini contro cacciatori, santità contro umanità, ricchezza contro povertà, beatitudine contro dannazione.
Si parla di razze, quindi non c'è scelta. Voi siete più Caino o Abele? :)

Caino e Abele

Razza d'Abele, dormi, bevi e mangia:
con che compiacimento ti sorride Dio!

Razza di Caino, striscia
nel fango e muori miserabile!

Razza d'Abele, il tuo sacrificio
accarezza il naso ai Serafini!

Razza di Caino, il tuo supplizio
potra mai avere fine?

Razza d'Abele, guarda prosperare
II tuo bestiame e le tue semine!

Razza di Caino, le tue viscere
urlano di fame come un vecchio cane!

Razza d'Abele, scaldati il ventre
al focolare patriarcale!

Razza di Caino, trema di freddo
nel tuo antro, povero sciacallo!

Razza d'Abele, ama e prolifica!
Anche il tuo oro si moltiplica!

Razza di Caino, guardati
dalle grandi brame, cuore ardito!

Razza d’Abele, tu cresci e ti pasci
come le cimici dei boschi!

Razza di Caino, trascina per le strade
la tua famiglia disperata!

Razza d'Abele, la tua carogna
ingrasserà la fumante terra!

Razza di Caino, il tuo compito
non è ancora finito!

Razza d'Abele, vergognati!
II ferro e vinto dallo spiedo!

Razza di Caino, sali al cielo
e scaraventa sulla terra Dio!

C. Baudelaire
Le Fleurs du Mal

Johnny:
Io sono molto più Abele, mi hanno già ucciso diverse volte....

Goethe:
Io sono Abele con Caino.
E sono Caino con Abele.

Intelligenti Pauca

CITAZIONE DI SAN FRANCESCO DI SALES

PAROLE DI SAN FRANCESCO DI SALES PER I FALSI FARISEI DI ALCUNE PARROCCHIE DELLA DIOCESI DI CAPUA

“NON ACCONTENTARTI DI ESSERE POVERO COME I POVERI, MA SII PIU’ POVERO DEI POVERI, VA A SERVIRLI QUANDO GIACCIONO A LETTO INFERMI E DEVI SERVIRLI CON LE TUE PROPRIE MANI.

QUESTA SERVITU’ E PIU’ GLORIOSA DI UN REGNO”.

CITAZIONE DEL GIORNO

MA COME CALZA BENE PER QUESTA CITTA'!
PROBABILMENTE AVEVA SOGGIORNATO PER UN PERIODO DI TEMPO A S MARIA…


cavalli

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BIAGIO MARIA DI MURO

RISPONDIAMO AL NUOVO CITTADINO C.DV.CHE DA QUALCHE MESE SI E’ TRASFERITO DAL LAZIO IN CAMPANIA E PRECISAMENTE A S.MARIA CAPUA VETERE IN VIA GALATINA CHE CI HA CHIESTO CHI ERA IL SINDACO DELLA CITTA’.

BIAGIO MARIA DI MURO

BIAGIO MARIA DI MURO

BIAGIO DI MURO

TI RIMETTO LA FOTO DI BIAGIO DI MURO E UNA PARTE DEL SUO CURRICULUM VITAE

BIAGIO DI MURO SI E’ LAUREATO, IL 30/10/1995, CON 110 E LODE IN ARCHITETTURA PRESSO L’UNIVERSITA’ DI NAPOLI, CON UNA TESI SPERIMENTALE IN SCIENZE DELLE COSTRUZIONI ED E’ ISCRITTO ALL’ORDINE DEGLI ARCHITETTI DELLA PROVINCIA DI CASERTA AL N. 872.

SVOLGE UNICAMENTE LA LIBERA PROFESSIONE ED HA LO STUDIO IN S.MARIA C.V., AL CORSO ALDO MORO N.73

E’ABILITATO AL COORDINAMENTO DI SICUREZZA – D.LGS.494/96 – CON ATTESTATO DI CORSO RILASCIATO DALL’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II, A CURA DEL CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI RICERCHE L.U.P.T. DAL 24 NOVEMBRE 1997.

HA PARTECIPATO AL GRUPPO DI RICERCHE SUL TEMA “STABILITA’ DELLE TORRI IN MURATURA” ORGANIZZATO DALL’ISTITUTO DI “COSTRUZIONE DELLA FACOLTA’ DI ARCHITETTURA” – UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLI, FEDERICO II.

E’ COLLABORATORE DELLA III AREA DI RICERCA “PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E SISTEMI INFORMATIVI TERRITORIALI” L.U.P.T. – LABORATORIO DI URBANISTICA E PIANIFICAZIONE TERRITORIALE DELL’UNIVERSITA’ FEDERICO II DI NAPOLI, FACOLTA’ DI ARCHITETTURA.

E’ MEMBRO DELL’AREA DI RICERCA “PROGETTAZIONE URBANA, AMBIENTALE E DEL RECUPERO E VALORIZZAZIONE DEI BENI STORICI, ARCHITETTONICI, ARCHEOLOGICI E PAESAGGISTICI” DEL CENTRO DI RICERCA L.U.P.T. DELL’UNIVERSITA’ FEDERICO II DI NAPOLI FACOLTA’ DI ARCHITETTURA – DIRETTORE PROF. FRANCO MARINIELLO.

HA SEMPRE AVUTO UN FORTE LEGAME CON LA POLITICA ATTIVA, ESSENDO FIGLIO DI NICOLA DI MURO, IL QUALE FIN DAL 1956 E’ ESPRESSIONE DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA, PRIMA A LIVELLO COMUNALE I POI OLTRE AI CONFINI CITTADINI, FINO A DIVENTARE UOMO DI RIFERIMENTO DEL PARTITO AI PIU’ ALTI LIVELLI.

BIAGIO MARIA DI MURO FIN DALL’ADOLESCENZA HA POTUTO ASSORBIRE TUTTA L’ESPERIENZA POLITICA ED AMMINISTRATIVA, AVENDO AVUTO MODO DI FREQUENTARE ASSIDUAMENTE IL PARTITO.

PARTECIPA ALLA CONSULTAZIONE ELETTORALE AMMINISTRATIVA DEL 2002, CANDIDATO CON FORZA ITALIA, RIPORTANDO CIRCA 1000 VOTI DI PREFERENZE CONTRIBUENDO IN MODO DETERMINANTE DA FAR DIVENTARE FORZA ITALIA IL PRIMO PARTITO IN CITTA’.

DOPO NEL 2007 ASSUME LA CARICA DI VICE SINDACO, MA DOPO QUALCHE MESE NON ESITA A LASCIARE IL PRESTIGIOSO INCARICO QUANDO SI ACCORGE CHE CON LA DEFENESTRAZIONE DELL’ASSESSORE MARCIANO SCHETTINO VENIVANO TRADITI GLI IMPEGNI E LE PROMESSE SOTTOSCRITTE NEL PROGRAMMA ELETTORALE PRESENTATO AGLI ELETTORI.

DAL 2011 AL 2015 E’ STATO SINDACO DELLA CITTA’ DI S.MARIA CAPUA VETERE.

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PERDONA LORO......

Padre perdona loro! Perché li hai accecati? Perché hai tolto loro la memoria? Forse perché non credono più in Te? Padre perdonali! Tu sei un Dio buono: essi non sanno quello che fanno.... Non ricordano quando Tu mandasti loro la manna dal cielo e tutti sopravvissero e trovarono la terra promessa. Oggi li vuoi punire perché hanno troppo peccato? È per questo che la nuova manna tarda ad arrivare? Se sono ancora scettici e sono ancora cristiani se lo facessero spiegare dal loro parroco. Se poi sono degli assatanati, arrabbiati, solo perché credono di essere degli unti dal Signore, e solo perché sono stati abituati a credere di essere dei privilegiati, dimenticando i comandamenti che Dio diede a Mosè, allora fanno bene a pregare il vitello d'oro. E fanno bene a servire il vitello casalese sempre presente e che è stato causa del saccheggio sammaritamo e della chiusura delle industrie e la conseguente fine del lavoro, del commercio e delle possibilità di dare da bere agli assetati. Ma Tu Signore, nella Tua Infinita Bontà, Perdonali.....

NON CI SIAMO LIBERATI DI TUTTI MA RESTERANNO ALL'OPPOSIZIONE

NON CI SIAMO LIBERATI DI TUTTI MA RESTERANNO ALL'OPPOSIZIONE